Molti studi negli anni hanno esaminato varie tipologie di allenamenti, cercando quale fosse il più conveniente per il dimagrimento nello sport.

Un primo studio proponeva una dieta a basso contenuto di carboidrati (<25 energia) e un alto contenuto di grassi (>60% energie). Lo scopo era di verificare se aumentando il consumo di grassi muscolari si avevano prestazioni migliori e se si riduceva cosi la dipendenza dal glicogeno muscolare.

Si è visto che sono sufficienti 5 giorni per avere questi adattamenti. Inoltre se si continua per più settimane (2-3), con questo regime alimentare, aumenta anche la quantità di chetoni nel sangue.

Tutto questo però si voleva creasse un beneficio negli sport di resistenza o di ultra endurance, anche se purtroppo non ci sono stati benefici, ne in termini di dimagrimento, ne di prestazione.

Un secondo studio, si proponeva l’obbiettivo di trovare la miglior zona brucia grassi. Dall’analisi dei dati si è visto che la variabilità nella risposta individuale è molto alta, ma se non si dispone di strumenti specifici per la misura di questi dati, si può considerare come valori minimi e massimi della zona brucia grassi il 67,6% e l’87,1% della frequenza cardiaca massima.

I famosi allenamenti brucia grassi, anche se con valori leggermente superiori, possono essere inglobati negli allenamenti aerobici. Un allenamento che prevede un lavoro tra z2 e z4 può quindi essere considerato brucia grassi.

Un terzo studio su Hiit, Sit o allenamento a intensità moderata, ha evidenziato che non ci sono particolari differenze tra questi tre allenamenti in termini di perdita di peso, se questi non sono abbinati ad un efficiente piano alimentare.

L’alimentazione è quindi il primo punto da considerare se si vuol perdere peso. Abbinandola ad un buon piano di allenamento, si possono velocizzare gli effetti del piano alimentare, mantenendo o migliorando il tono muscolare.

Per concludere mi sento di dire che non esistono allenamenti miracolosi, integratori o diete efficaci, ma tutto deve essere contestualizzato all’atleta, ai suoi obbiettivi e all’ambiente in cui vive.

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Fonte Pub Med